mercoledì 29 agosto 2012

FABRIZIO DE ANDRE' - VIA DEL CAMPO



IL SIGNIFICATO DI...

FABRIZIO DE ANDRE'
VIA DEL CAMPO
(Fabrizio De Andrè, Enzo Jannacci, 1967, Bluebell Records)



Fabrizio De Andrè è sicuramente uno tra i cantautori più amati dal pubblico e uno dei più raffinati. Il suo stile di scrittura (tra la poesia e la forma canzone) e un gusto musicale semplice, con molteplici riferimenti alle musiche tradizionali, lo rendono più vicino alla figura del cantastorie.

De Andrè è sempre stato un cantautore sociale e spirituale allo stesso tempo, ma non eccessivamente politicizzato. La sua tendenza politica anarchica lo portò a interessarsi più all'uomo come oggetto delle opere, che a un'ideologia, come invece ha fatto più volte un altro grande cantautore come Francesco Guccini.

Nel suo primo album, Volume I, che raccoglie diverse canzoni con testi importanti, troviamo subito un brano intenso e poetico come "Via del campo". 

Via del campo era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De Andrè. Qui vivevano i ceti sociali più bassi, le prostitute. 

via del campo c'è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa

De Andrè descrive la prostituta con parole nobili. La donna, visti i riferimenti naturalistici di De Andrè, che nei suoi brani ha sempre scandito le stagioni della vita, sembra essere così nel fiore degli anni. 

E' una prostituta che non vende il suo corpo materialisticamente, ma dona ai clienti la parte più preziosa e delicata di sé stessa (la rosa). 
Tramite queste parole, con molto garbo, la prostituta giunge quasi a una beatificazione. De Andrè nei suoi brani ha spesso indicato gli ultimi come gli uomini più vicini alla purezza, perché al di fuori dall'ipocrisia e dalle regole del buon costume.

via del campo c'è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina

La bambina rappresenta la speranza in mezzo al degrado. La rugiada e la strada sono due elementi che ci portano a pensare che la bambina viva fuori dalle mura di casa. 
L'immagine che ne viene fuori è quella di una bambina, che vive in mezzo alla strada, con la pioggia che gli bagna le labbra e i piedi che camminano tra i campi. 

L'ultima frase è però da considerarsi anche simbolica. Infatti l'elemento naturalistico (i fiori, la foglia, la rosa) si ripresenta in maniera metaforica: la bambina fa nascere i fiori dove cammina, proprio perché ha ancora un futuro su cui sperare, che non la compromette così come gli altri protagonisti, che hanno dovuto svendere i propri fiori.

via del campo c'è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

La seconda prostituta viene trattata da un'ottica diversa. Mentre la prima vende in prima persona la sua rosa, la seconda viene introdotta da De Andrè. E' lui che indica all'ascoltatore: "se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano". 

In questo caso, come spesso accade con De Andrè, vengono ribaltate le prospettive assegnateci dalle convenzioni sociali.
"Se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano" è una frase romantica e attinente a un contesto sentimentale. Un contesto il più lontano possibile da quanto potesse pensare la società dell'epoca nei confronti delle prostitute. De Andrè cerca di restituire dignità e sentimento, proprio in virtù del principio di umanità che ha fatto parte della sua intera opera.

e ti sembra di andare lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano

E' adesso che si stravolgono i ruoli. C'è una prostituta e un ambiente degradato. E invece De Andrè parla di paradiso, qui non in maniera metaforica (forma che banalizzerebbe il senso della frase), bensì spirituale. In questa atmosfera antitetica al buon gusto borghese, nell'unirsi di quei corpi in una forma all'apparenza angusta, si consuma l'elevazione, una forma di ascesi, che è in contraddizione con quel "primo piano" e con la povertà dei luoghi. 
E' proprio questo andare oltre all'apparenza che eleva, inconsapevolmente, i protagonisti del rapporto sessuale.

via del campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone è chiuso

L'illuso, che aspetta sotto il balcone, è il primo protagonista uomo, dopo le tre figure femminili. E non a caso cambia il verbo. Per i primi tre personaggi viene usato il verbo essere e questo ci fa pensare ad una vita passata proprio in via del Campo. Al contrario, nell'ultima parte, si sottolinea il "ci va un illuso". 

L'illuso non è nato e non vive in via del Campo ed è per questo che "il balcone è chiuso". Perché l'illuso vorrebbe cambiare la natura della donna desiderata, finendo a pregarla per un matrimonio. E' illuso perché non capisce che è assurdo pretendere un cambiamento da parte di lei. 

Lei è nata lì, nel degrado. Lei non conosce il perbenismo e non sa fingere di essere un'altra persona, non considerando l'ipocrisia. Ed è proprio per questa natura che avviene l'elevazione.

ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente

Per fare poesia, bisogna essere semplici: ecco la dimostrazione. Qui si rappresentano in maniera molto esplicita due pensieri importanti: all'amore si risponde con l'amore, che sia un concetto astratto, universale, spirituale o materiale. Ma quando l'amore non ti passa accanto, bisogna accettare la propria sofferenza, senza nasconderla.

dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fiori

Con questa frase, una perla della musica d'autore, si chiude uno tra i brani più rappresentativi di Fabrizio De Andrè. I diamanti sono il simbolo della società borghese, perbenista, conservatrice. Da loro non potrà nascere mai nulla. Perché se  simbolicamente i fiori rappresentano il futuro, è solo tramite chi ha saputo vivere la miseria e le sofferenze della vita, che si può costruire qualcosa di migliore.

E' da notare l'approccio naturalistico al brano, che narra di una strada e dei personaggi che la circondano, come ad esprimere la purezza di questi personaggi. 
Ma guardandola da un altro punto di vista può avere un altro significato: le piante sono profumate, ma inermi e indifese e proprio per questo vengono sfruttate dall'uomo per il proprio sostentamento; allo stesso modo gli ultimi vengono spremuti dai potenti, usati come capri espiatori, calpestati e umiliati ma, come le piante, sono gli esseri più puri e incontaminati. 

E' anche per questo che le prime tre protagoniste, coloro che vivono in via del Campo, sono tutte di sesso femminile: le donne sono più indifese dell'uomo e più esposte al rischio fisico e morale. Per questo simbolicamente sono considerate più pure e più vicine a rappresentare la condizione degli ultimi.

"Via del campo" si può definire una preghiera verso la religione dell'umanità, una poesia contro l'ipocrisia che ci circonda. De Andrè ne ha scritte molte di canzoni pregne di significato. Ma "Via del campo" è un caso particolare: sa unire sensibilità, poesia e semplicità, come poche altre canzoni sono riuscite.

E per finire una curiosità. La musica di "Via del campo" è stata scritta da altri due mostri sacri, Enzo Jannacci e il premio Nobel, Dario Fo. Era nata come musica per un altro brano, La mia morosa la va alla fonte. De Andrè, convinto che si trattasse di una musica popolare, decise di scriverci sopra il testo. E a vedere il risultato, direi che Jannacci e Fo possano esserne soddisfatti.



LUCIO DALLA - CARUSO


IL SIGNIFICATO DI...

LUCIO DALLA
CARUSO
(Lucio Dalla, 1986, RCA)


Tra le canzoni italiane che hanno avuto più successo, in Italia e nel mondo, è impossibile non citare Caruso di Lucio Dalla. Il brano, che musicalmente è un omaggio alla grande canzone napoletana, si ispira al tenore Enrico Caruso.

Un giorno, poco prima di partire in barca per Capri, Lucio Dalla si trova bloccato a Sorrento, per un guasto all'imbarcazione. Così finisce all'Hotel Vittoria di Sorrento, nella suite "Caruso", stanza che ha ospitato gli ultimi mesi di vita del tenore. Il proprietario dell'albergo raccontò così gli aneddoti di Caruso, che proprio in quella stanza dava lezioni di canto ad una giovane ragazza di cui si era invaghito.
Lucio Dalla rimase affascinato dalla storia e, proprio in quella stanza, con lo stesso pianoforte, ormai scordato, usato da Caruso, scrisse un brano intramontabile e senza tempo.

qui dove il mare luccica e tira forte il vento
su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento

Dalla ci riporta con queste parole nel luogo, ci fa entrare nell'azione viva. La musica in minore definisce un'atmosfera triste e cupa.

un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto

Adesso accade uno sbalzo temporale. Quella vecchia terrazza ritorna nel passato. L'uomo tiene stretta non una donna, ma una ragazza, per consolarla. Si schiarisce la voce e ricomincia a cantare.

te voglio bene assaje
ma tanto, tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'è vene, sai

Adesso, così come accade ne "La guerra di Piero" di De Andrè e in diversi altri brani cantautorali, da un discorso indiretto si passa a un discorso diretto. Qui è Caruso a parlare alla ragazza, a descrivere il proprio amore. L'immagine che viene subito dopo è molto suggestiva: questo amore è diventato solido e intenso come una catena. Ma è una catena che non fa male, anzi "che scioglie il sangue dentro le vene". E' un amore che ha fatto tornare vivo Caruso.

vide le luci in mezzo al mare, pensò alle notti là in America
ma erano solo le lampare e la bianca scia di un'elica

Caruso, che immaginiamo affacciato al terrazzo, osserva le luci dei pescatori e le eliche delle navi che trascinano l'acqua del mare. Da lì rivede le luci e i fasti della sua carriera, rivede l'America, rivede i successi e la sua vecchia vita, tradendo nella strofa successiva un senso di malinconia.

sentì il dolore nella musica, si alzò dal pianoforte
ma quando vide la luna uscire da una nuvola gli sembrò più dolce anche la morte
La fine del proprio successo, la fine di una carriera, la fine della propria vita. E' il dolore "nella" musica, dentro la musica. Qui il dolore interiore della persona (il dolore nella musica) si contrappone a quello esteriore dell'artista (le luci in mezzo al mare confuse con le luci delle notti vissute in America). Poi, in questo paesaggio, dal cielo esce la luna tra le nuvole e anche questa fine gli sembra più leggera. Metaforicamente la luna può essere letta come la giovane ragazza che ritroveremo nell'ultima parte del brano. Lei, infatti, rappresenta l'unica luce, la luna nel buio della fine della propria vita.

te voglio bene assaje
ma tanto, tanto bene, sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'è vene, sai

potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso
che con un po' di trucco e con la mimica puoi diventare un altro

Caruso, cantante lirico, nella sua vita ha recitato tantissimi ruoli. La lirica qui è un espediente per ricollegarsi al soggetto e allo stesso tempo per parlare delle tante maschere dell'artista e dell'uomo in generale. In questa teoria pirandelliana della vita, Caruso incarna perfettamente il ruolo della maschera, sia nella sua professione, che nella sua realtà.

ma due occhi che ti guardano, così vicini e veri
ti fan scordare le parole, confondono i pensieri

E' solo nell'amore verso un'altra persona che si può togliere la maschera. Solo in questo modo si dimentica la parte che ci è stata assegnata dalla società che ci circonda e si può esprimere la propria reale natura.

così diventa tutto piccolo, anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita come la scia di un'elica

Tutti i successi passati, la fine della gloria e l'avvicinarsi al termine della propria vita adesso diventano più facili da accettare. Solo l'amore, sentimento mistico e superiore alla materialità, riesce a far superare l'attaccamento alla propria maschera.

ma sì, è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi tanto
anzi, si sentiva già felice e ricominciò il suo canto

Adesso che si è svestito del proprio ruolo, può avvicinarsi più serenamente alla morte. Quello che descrive Dalla è un percorso di profonda ascesi, sublimato dall'amore verso la ragazza, questo amore che lega e scioglie, è materiale, ma elevato e fa rivivere il tenore proprio al momento della morte.

Il brano, che da sempre è considerato un capolavoro musicale, è stato spesso sottovalutato a livello autorale. Scrivere dei brani senza tempo con dietro una tematica intima è opera di pochi autori. Lucio Dalla inoltre, come tipico della sua scrittura, ci fa vivere le immagini. Ci catapulta a Sorrento, da questa stanza da cui suona un pianoforte, in una notte di barche e lampare.

Sicuramente la tematica di Caruso riguarda molto il ruolo dell'artista, che oltre al successo e alla gloria, si ritrova spesso solo. E alla fantasia del brano, si contrappone la crudezza della realtà: Dalla muore a 69 anni, in una stanza d'albergo. Nella tragedia, uno scorcio di poesia. Ci ha lasciato questo e altri capolavori della musica. E noi gliene saremo sempre grati. 


martedì 28 agosto 2012

FRANCESCO DE GREGORI - RIMMEL


IL SIGNIFICATO DI...

FRANCESCO DE GREGORI
RIMMEL
(Francesco De Gregori, 1975, RCA)








Francesco De Gregori è sicuramente riconosciuto, sia dal pubblico che dalla critica, come uno tra i più importanti esponenti della musica d'autore.

Cantuatore enigmatico e particolare, De Gregori fa dei giochi di parole e delle figure retoriche una caratteristica principale della sua scrittura, molto allegorica e perciò incline a diverse interpretazioni.

Tra le canzoni più conosciute del Principe De Gregori troviamo sicuramente Rimmel, un brano intenso che, attraverso una musica malinconica, ma serena, racconta la fine di una storia d'amore.

E' proprio questo connubio tra musica e parole che ci proietta in un'atmosfera di calma interiore, un traguardo raro da raggiungere alla fine di una relazione.

e qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure

Con una frase semplice, De Gregori ci riporta a una realtà comune ad ogni storia conclusa. Quel "qualcosa che rimane" sono le abitudini che cambiano le persone anche oltre la fine di una relazione. 
Questa situazione non è però sintomo di malessere: è una storia conclusa con amarezza, ma senza rancori e senza accuse.

e cancello il tuo nome dalla mia facciata

Ogni relazione porta a completarsi e quando finisce bisogna dimenticare quello che ci rimane dell'altra persona. Così "cancellare il nome dalla mia facciata" significa cancellare dalla propria esteriorità tutto quello che ci è appartenuto e non ci appartiene più

e confondo i miei alibi e le tue ragioni
i miei alibi e le tue ragioni

Così i ricordi col tempo si fanno meno nitidi, si smaltisce la rabbia e con lei si dimenticano le colpe, fino ad arrivare a confondere "i miei alibi e le tue ragioni".

chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente
ma uno zingaro è un trucco e un futuro invadente

Dietro queste frasi si cela un'immagine: qualcuno ha previsto un destino felice, ma ogni previsione è un gioco di cui non si ha alcuna certezza, anzi il più delle volte ingannevole. La relazione era stata prevista e interpretata sin dall'inizio, in ogni dettaglio, fino a far diventare "invadente" il futuro.

fossi stato un po' più giovane l'avrei distrutto con la fantasia
l'avrei stracciato con la fantasia

Questo destino profetizzato non si è avverato, ma il rammarico è nel non essere riusciti a crearne uno diverso, almeno nell'immaginazione. La storia dello zingaro è realmente capitata a De Gregori.

ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro ancora

Arrivati all'epilogo della relazione non c'è più bisogno di pensare al passato. Nuove labbra da baciare, una nuova faccia da sovrapporre a quella passata.

i tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo
li puoi nascondere o giocare con chi vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.

Qui ritorna la figura delle carte. Dietro questa storia c'è stato un bluff, perciò il gioco non è stato limpido. Così adesso si può ripetere lo stesso inganno o lo si può nascondere.

De Gregori rende simili gli assi ai due amanti persi: la loro relazione, così come quegli assi di seme uguale, è stata un bluff che ha ingannato tutti coloro che avevano previsto per entrambi un destino roseo. Nonostante ciò i due sono riusciti a rimanere in buoni rapporti, al di là degli inganni e delle aspettative disattese.

santa voglia di vivere e dolce Venere di rimmel

La relazione è finita ma invece della disperazione subentra la serenità, oltre a un affetto verso quella Venere ormai persa, con i suoi trucchi.

come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
se per caso avevo ancora quella foto
in cui tu sorridevi e non guardavi

Qui, in un gioco di parole, ritorna l'elemento delle carte: "Come Quando Fuori Pioveva" indica i quattro semi del mazzo di carte (cuori, quadri, fiori, picche). E in questa partita lei domanda a lui se per caso ha ancora quella foto. Il significato della foto lo scopriremo subito dopo.

ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona
e quando io, senza capire, ho detto sì
mi hai detto: "è tutto quello che hai di me"
è tutto quello che ho di te

E' questa la strofa dove scopriamo il bluff. Lei è oramai inerte ai sentimenti, tanto da far passare il vento sulla sua persona. Lui risponde: "sì, ho ancora quella foto". Ed è in questo momento che lei chiude la partita, dicendogli che è solo quella foto ciò che gli rimane.

C'è una differenza temporale tra la terza e la quarta riga: nella terza, l'azione si riferisce al passato, in un momento di inconsapevolezza, in cui De Gregori non capisce il significato della risposta. Solo adesso, nella quarta riga, che infatti è al tempo presente, può riuscire a comprendere cosa significasse quella frase

ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro ancora
i tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo
li puoi nascondere o giocare con chi vuoi 
o farli rimanere buoni amici come noi

E' caratteristico l'uso delle parole come metafore, tipiche della scrittura del Principe. In questa canzone è inoltre evidente l'omaggio di De Gregori ad una sua passione, il poker.

Ma in sostanza: cosa rappresenta Rimmel? E' la metafora di un amore, tattico e pieno di trucchi, diverso da come appare. Parliamo del 1975, gli stessi anni in cui Baglioni scalava le classifiche scrivendo "Questo piccolo grande amore" e "Sabato pomeriggio".

Questa canzone d'amore rappresenta un piccolo paradosso. E' un amore che finisce bene, nonostante gli inganni. Un amore dove si dimenticano le colpe e dove c'è malinconia, ma non rancore.

E come si fa a far finire un amore senza rancore? Vivendo il tutto come se fosse una partita. Si può perdere, poi vincere, colpire e sbagliare. Ma in fondo è solo un gioco.


Cosa vuol dire una canzone?



Allora? Di' un po': cosa vuol dire una canzone?

Esordisco con una risposta inaspettata: non lo so. Una canzone può significare così tante cose, che non si ha mai la risposta giusta. Riuscire a riconoscere lo stato di animo di un autore, a decifrarlo in un momento storico e ad inserirlo in un'ottica completa non significa per forza riuscire a delineare il significato del brano.

Posso però rispondere a questa domanda.

Cosa può dire una canzone?

La canzone può dire tante cose. Può parlare di ideali, di amore, essere intensa o superficiale, collettiva o intima, può esprimere uno stato sociale o uno stato d'animo, può essere tutte queste cose messe insieme e nessuna di queste.

Ogni autore cerca di esprimere qualcosa nelle sue canzoni. A qualcuno riesce meglio, a qualcuno va meno bene. Sicuramente non ci sarebbe la stessa forza emotiva se alla musica non fossero collegate le parole.

In questo spazio, proveremo a interpretare le varie canzoni, cercando di arrivare a un significato complessivo del testo.

Buona lettura.